Coaching in azienda: la parola all’HR Manager
Il coaching oggi non è più una “moda” ma una leva strategica per affrontare i cambiamenti.
In un contesto aziendale sempre più complesso, dove rapidità di adattamento, benessere delle persone e capacità di collaborazione sono fondamentali, il coaching rappresenta uno strumento potente. Non solo perché aiuta a raggiungere obiettivi concreti, ma anche perché favorisce un cambio di prospettiva e di mentalità, liberando risorse spesso inespresse.
Per questo numero di Training Review abbiamo chiesto a Paola, HR Manager e Coach, di condividere la sua esperienza diretta. Con uno sguardo che unisce visione strategica e sensibilità umana, Paola ci racconta perché il coaching, se fatto con competenza e autenticità, può fare davvero la differenza.
La ringraziamo per la disponibilità e per i preziosi spunti che ci ha regalato attraverso questa intervista.
TR: Qual è stato il tuo primo incontro professionale con il coaching?
P: Ho conosciuto il coaching diversi anni fa, quando lavoravo in un consorzio per la formazione. Mi è stato proposto un percorso, che ho fatto rimanendo colpita dall’approccio pragmatico e orientato all’obiettivo del coach. Col tempo sono diventata coach anch’io ed ho sperimentato lo strumento in diversi contesti.
TR: Quali sono, secondo te, i principali benefici del coaching all’interno delle organizzazioni oggi?
- i principali vantaggi lato azienda sono la flessibilità ed anche la brevità degli interventi, molto pratici orientati ad un cambiamento reale. Lato coachee la possibilità di declinare il percorso in maniera personalizzata traendone vantaggi tanto sul lavoro che nella vita privata.
TR: Hai mai avuto modo di osservare cambiamenti significativi in colleghi o collaboratori grazie a un percorso di coaching?
- nella mia esperienza come coach ho avuto modo di verificare quanto diversi siano i punti di vista delle persone su uno stesso tema e quanto sia importante come coach capire da che punto di vista il coachee parte. Questo è fondamentale per aiutarlo ad allargare il mindset se serve ad affrontare meglio una data situazione perchè quello che pensi influisce sui tuoi comportamenti e i tuoi comportamenti suintuoi risultati.
TR: Ti è mai capitato di agire in prima persona come coach o come coachee?
- Come coachee ho imparato ad uscire dai sentieri cognitivi ricorrenti e ad affrontare problemi vecchi con modalità nuove. Funziona!
TR: Cosa cerchi in un coach quando valuti l’opportunità di coinvolgerlo in un percorso aziendale?
- In un coach apprezzo la capacità di contestualizzare i suoi interventi e di capire la mia azienda, le sue peculiarità e di trovare strategie concrete calate sulla realtà specifica. One size fits all non va bene per me!
TR: Cosa pensi del tema delle certificazioni? Conta di più un titolo o la coerenza tra persona, metodo e valori?
Ho incontrato molti coach con diverse certificazioni un disatro completo poi nell’uscire dagli schemi o anche semplicemente nel provare a mettersi nei panni dell’altro. Sembra banale ma non lo è: se fai il coach è fondamentale che entri in risonanza con il coachee, che comprendi la sua visione, la sua storia e la sua sensibilità: senza questo passaggio non c’è storia! Certo poi ci vogliono le competenze e gli strumenti ma senza un frame relazionale corretto ci fai poco.
TR: Se potessi dare un consiglio a chi oggi si sta formando come coach, quale sarebbe?
- A un coach giovane direi di cominciare lavorando su di sè e di essere solido nella gestione di sè ( self management). In seconda battuta gli direi di studiare e di acquisire strumenti di lettura analisi dei comportamenti e delle competenze.
Ma prima di tutto gli direi di valutare bene prima di intervenire la coachiability: mai forzare la mano perchè anche il coach migliore non può spingere le auto ferme in salita!
Dalle parole di Paola emerge chiaramente che il coaching non è un esercizio teorico, ma un percorso pratico e trasformativo, capace di generare risultati tangibili sia per le aziende che per le persone.
Un buon coach non si definisce solo attraverso certificazioni, ma soprattutto attraverso la capacità di ascoltare, connettersi e costruire fiducia, guidando il coachee a scoprire le proprie risorse e a utilizzarle al meglio.
Se il coaching oggi è una leva straordinaria di cambiamento, lo è proprio perché unisce competenze tecniche e capacità relazionali profonde: come dimostra l’esperienza di Paola, il valore autentico nasce quando il coach sa “esserci” davvero.
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